(In questa Santa Notte,
Ci accostiamo al mistero della Natività. Se ben osserviamo nulla viene detto propriamente della Nascita di Gesù come della sua resurrezione. Nulla vi è detto perché tutto sia contemplato con il cuore. Ancora una volta è Maria che prepara tutto, che presenta Gesù al mondo. Non si dice di quello che prova, di quello che ha vissuto, il centro è Gesù. “lo diede alla luce”, “lo avvolse in fasce”, “lo pose in una mangiatoia”. Attraverso queste immagini ci dice il motivo della nascita di quel bambino “per noi uomini e per la nostra salvezza”.
Egli è colui che ci salva, che ci fa conoscere l’amore di Dio, per diventare modello nella santità, per farci partecipi della natura divina. Dinnanzi a questo grande amore c’è il rischio di dare per scontato quello che non lo è. C’è il rischio che ancora oggi non ci sia posto per loro nell’alloggio. Quale alloggio? Il mio cuore. Gesù è ancora oggi trascurato e abbandonato anche qui a Nurri, anche da noi. Miei cari anche da me!)
(In questo Santo Giorno di Natale,
Ci accostiamo al mistero della Natività. Nel Suo Vangelo Giovanni non fa un racconto narrativo della nascita del Signore ma affida ciò ad una poesia, ad un cantico. Dinanzi alla nascita del Verbo eterno la parola umana è insufficiente e bisogna utilizzare ciò che di più alto può avere: la poesia. Il Verbo si contrappone al silenzio del nascondimento di Adamo. La luce che si contrappone alle tenebre. La Vita alla morte.)
Nel XIII secolo San Francesco d’Assisi inventò il presepio. Il suo intento non era quello di fare teatro ma appunto quello di far sì’ che tutti contemplassero il vertice dell’Amore del Padre verso ciascuno perché riempiti dalla Grazia e commossi nell’intimo del cuore potessimo diventare noi stessi presepio.
Origene, uno dei più grandi scrittori ecclesiastici del III secolo ebbe a dire ai cristiani, in questo Giorno Santo “A che ti serve, che il Cristo sia venuto un tempo nella carne se non è venuto anche nella tua carne?” Celebrare il Natale significa rinnovare tutta la mia disponibilità a Dio perché faccia rinascere il suo figlio in me. Gesù è il Salvatore donato, certo spesso difficile da accogliere, ma necessario per noi. Il Natale dice la necessarietà di Dio per la nostra vita: fratelli e sorelle non si può far a meno di Dio. Basta con il crederci capaci di vivere ugualmente senza Cristo, di amare senza Cristo, di sperare senza Cristo. Gesù è il maestro da ascoltare, il modello da imitare, il Salvatore da invocare.
Questa amicizia, dono di Dio ha però bisogno della nostra accoglienza, del nostro “si” generoso. Ma non abbiamo paura tutto questo non è affidato alle nostre sole forze, ma come ci dicono i padri, in questa Santa Notte avviene un “admirabilis commercium”, la Grazia di Dio viene pienamente riversata nei nostri cuori. Dio si fa bambino per assumere la nostra natura umana, per poter scambiare la nostra umanità con la sua deità, la nostra povertà con la sua ricchezza.
I nostri sì quotidiani a Dio non sono inutili, anche quando costano, anche quando ci fanno apparire fuori dal tempo, dalla mentalità atea e materialistica che cerca sempre di investirci tutti. La Grazia che ci viene dei sacramenti ci sostiene nel cammino della vita e nella nostra risposta pronta all’amore di Dio e all’amore ai fratelli. Sì questa è la strada, unire la nostra vita, il nostro impegno, alla Grazia di Dio, e questo avviene in modo sublime nella celebrazione eucaristica, questo avviene in modo concreto in questo momento anche se noi non ci accorgiamo di ciò. Non ci rendiamo conto, Dio rimane nascosto. Ma è ciò che sta avvenendo in questo momento.
Ripeti il tuo si, sì alla vita, accetta la tua mangiatoia, accetta la tua stalla, accetta la potestà del bambino di Betlemme, fidati di lui anche se ti trovi in mezzo alle tenebre, anche se la tua vita e avvolta dall’oscurità. In questa notte Santa una luce si è levata per me, per te, per tutti gli uomini, e la luce della salvezza, della vera felicità, del compimento della nostra stessa vita, quella luce che dà il senso alle nostre giornate. Sii a imitazione di Cristo, papà più perfettamente che puoi, mamma, studente, lavoratore, operaio, commerciante, artigiano, sindaco, sacerdote, cantore più che puoi, fallo con amore e per amore.
Non temere di farti adagiare nella mangiatoia, non temere se non c’è posto per te nell’albergo. Diceva uno scrittore cristiano “Al problema della felicità c’è una sola risposta. Proclamare la verità di Cristo, come uomo e come Dio, proclamarla con la mente, con il cuore, con la preghiera, con la vita” questo vi auguro.
Buon Natale
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