OMELIA SANTO NATALE 2024

 Sembra di celebrare una favola… sì, così si presenta ai nostri occhi umani l'annunzio del Natale “oggi è nato un Salvatore”. È nato un Salvatore.

Ed io perché sono ancora così? Perché sono ancora qui? Salvatore di che cosa? Salvatore di chi? Come potremmo andare nelle strade del nostro paese a gridare: è nato il Salvatore.

Il nostro pensiero non può non andare agli ospedali, non può andare nella terra martoriata Di Gaza, del Libano, non può non pensare all’Ucraina…non può scordarsi di chi in queste ore sperimenta il male e l’angoscia.

E allora la domanda è piuttosto seria: come posso cantare la gioia della nascita del Salvatore se tutto intorno è desolazione, come posso annunziare che sorta una luce se faccio i conti con le tenebre del mio cuore, con le tenebre della storia.

Si ha la tentazione di pensare che questa salvezza avverrà, che essa è solo una promessa, che è bene seguire il Signore solo per quello che dovrà accadere. Correremo il rischio di ritenere unica salvezza la morte! 

La liturgia ci stupisce, ci corregge! Oggi è nato il Salvatore! Non domani ma oggi, non oggi ma in questo momento, proprio ora! Si è proprio così.

Mi hannno colpito le parole di Pio XII nell’omelia nel Natale del 1943:

“in mezzo a questa notte tenebrosa risplende al fedele la luce dell’astro di Betlemme, che gli addita e illumina il cammino verso Colui, dalla cui pienezza di grazia e di verità noi tutti abbiamo ricevuto”[1]

Per scoprire la salvezza occorre fare un cammino (tutti nei Vangeli della Natività camminano: Maria e Giuseppe, i pastori, gli angeli, i magi). Per poter andare incontro alla salvezza occorre avviare un cammino che mi fa anche solo per un momento lasciare me stesso con le sue convinzioni per osare di entrare nella prospettiva di Dio.

In questo anno che iniziamo con il Giubileo c'è proprio l'invito ad osare di entrare nella prospettiva di Dio, passare per la porta di Dio, la porta del cuore di Dio che è “invito a compiere un passaggio, una pasqua di rinnovamento, a entrare in quella vita nuova che ci viene offerta dall’incontro con Cristo”[2].

Ci saremmo aspettati, avremmo voluto un potente e ci ritroviamo dinanzi a un bambino adagiato in una mangiatoia. Dio mi salva facendosi bambino.

“Non ci affascina con la potenza ma fa nascere un desiderio, uno stupore ci attrae a sé, spesso contro ogni speranza e ogni ragione”

In questa prospettiva Il Vangelo diventa annunzio possibile in tutte quelle situazioni dove non vi è più né speranza e né ragione. Anzi è proprio ai poveri viene rivelato il lieto annunzio, vengono resi capaci di varcare la porta della vita santa.

Egli è la ragione, Egli è la speranza! Non la speranza che mi promette qualcosa ma la speranza che mi dona qualcuno la speranza che dà senso al mio esistere.

Certo, non ti capiamo Signore, perché non siamo innamorati di te, perché il nostro cuore non arde per te. Come scrive Sant'Agostino nell'esposizione sui salmi “Innamorati di Dio, ardi per lui! Anela a ciò che supera ogni godimento”.

Solo l'amore supera il desiderio di potenza e ci fa mettere alla sequela. Solo l'amore sposta l'attenzione da noi a te o signore. Solo con l'amore potrei capire che la mangiatoia non è un luogo romantico, il luogo delle favole, ma il luogo che ci indichi non solo per poter vivere la vita ma per averla e averla in abbondanza.

Abbiamo il desiderio di incontrarti, troppo spesso ti abbiamo cercato nel palazzo dove si domina con il potere, quel potere che cerchiamo di scalare ogni giorno, ma tu non ci sei. Abbiamo cercato in quei palazzi di trovare il compimento della vita dell'uomo ma ne abbiamo trovato la distruzione.

Ti troviamo dove è difficile cercarti, ti troviamo ancora una volta dove non avremmo mai pensato, ti troviamo dove è difficile stare, in una mangiatoia a farti cibo e invitandomi a fare altrettanto.

Facciamo esperienza di non sapere “che cosa vorremmo veramente; non conosciamo questa “vera vita”; e tuttavia sappiamo, che deve esistere un qualcosa che noi non conosciamo e verso il quale siamo spinti”[3]

Signore c'è sempre la tentazione di voler governare, di avere tutto sotto controllo (salute, economia, affetti, posizione sociale, se siamo sinceri una certa impeccabilità affinché nessuno ci possa rimproverare di nulla, per non parlare dell’autonomia che riesce a fare a meno dell'altro).

E tu cosa fai signore? Nasci povero, bisognoso dell'altro, bisognoso per amore anche di me!

Signore dammi la grazia ma soprattutto il coraggio di adagiarmi al tuo fianco nella mangiatoia, di non temere della mia mangiatoia, di non avere ribrezzo nella mangiatoia della mia vita.

si è proprio “intercede per noi, altrimenti dispererei. Sono molte e pesanti le debolezze, molte e pesanti, ma più abbondante è la tua medicina. Avremmo potuto credere che la tua Parola fosse lontana dal contatto dell’uomo e disperare di noi, se questa Parola non si fosse fatta carne, e non avesse abitato in mezzo a noi”[4]



[1] PIO XII, Nstale 1943

[2] Twitt Papa Francesco Natale 2024

[3] BENEDETTO XVI, SPE SALVI,11. Citando Sant’Agostino.

[4] 57.


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