“In attesa dell’ultimo Natale”

 




Cosa attendiamo? C’è nella esperienza della fede la tentazione di accomodarsi, di accontentarsi della propria vita spirituale “infondo va bene così com’ è”. 

Il tempo di Avvento come un campanello ci invita a non accontentarci, ci ricorda che siamo in continua attesa non di qualcosa ma di Qualcuno: il Signore della storia: Gesù. Come attendere il Signore? Accogliendolo, sembra un gioco di parole ma è così, lo stesso vale per la preghiera: non c’è dubbio che si impara a pregare pregando. 

Come posso accogliere Cristo?  Lo si accoglie facendo esperienza di Lui nella preghiera della Chiesa che è la Liturgia, dove la Messa è culmine e fonte.

La tradizione soprattutto in Sardegna ha mantenuto la “Novena di Natale” che  è la ripetizione giornaliera del Vespro del giorno di Natale. Più ci avviciniamo al Natale e più siamo chiamati a celebrare la Liturgia per diventare noi stessi Liturgia: offerta di lode sacrificio gradito a Dio. Questo è talmente vero che nel giorno di Natale non esiste “la Messa di Natale” ma addirittura le Messe sono tre: Notte, Aurora, Giorno. Questo per ricorddarci che non saremo mai pienamente mai sazi di Dio!

E’ attraverso  la celebrazione, questo continuamente respirare liturgia, viviamo di anno in anno la nascita del Signore nella Grotta di Betlemme. Attenzione non “ricordiamo” ma “celebriamo” e c’è una bella differenza, si ricorda ciò che fa parte del passato ma si celebra ciò che è presente. Per tutto il giorno di Natale (addirittura non basterà un solo giorno civile ma sarà necessaria un’intera settimana) canteremo “Oggi, Cristo è nato”. E per quale motivo? Per vivere l’attesa del Suo ultimo Natale dopo il quale arriverà il Signore e “Lo vedremo faccia a faccia così come Egli è”. Adoriamo il volto del bambinello con il desiderio di contemplarlo eternamente in cielo. Lo contempleremo nella povertà dei panni, deposto nella povertà della mia vita, del mio cuore nell’attesa di essere pienamente lavato e rinnovato interiormente nel sangue dell’Agnello. 

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