Chi era Padre Charles de Foucauld? Questa domenica sarà proclamato santo! Ho conosciuto la figura di questo santo in seminario, il mio vescovo ne parlava tanto, è nata un’amicizia spirituale. Quando ero studente a Roma spesso andavo a pregare dalle Piccole sorelle dinanzi all’altare da lui costruito. Una vita, fatta di semplicità e puro amore per il Signore. Entra giovanissimo nella vita religiosa, tra le più rigide, si fa trappista ( ordine religioso che prende a serie lettere la regola di San Benedetto, fatta di intensa preghiera, austerità, solitudine, lavoro personale). “per tenere compagnia a Nostro Signore quanto più possibile nelle sue pene”. Stare in compagnia del Signore, cercare di imitarlo nella sua vita è il cardine fondamentale della spiritualità di Padre Carlo. Anche la vita austera e di preghiera della Trappa è troppo poco per lui, che sente ancora di più di vivere come Gesù a Nazareth. Dopo un consulto con i superiori, con il padre spirituale, e un periodo di prova gli viene concesso di recarsi a Nazareth; in quel luogo pensa di incontrare di più e profondamente gli stessi sentimenti del Signore, in quelli che sono stati per lui 30 anni di vita nascosta. E’ a Nazareth che matura tre desideri: il desiderio di lavorare per il bene delle anime, il desiderio di ricevere il sacerdozio, il desiderio di ritrovare l’obbedienza istante per istante. Dopo una prima idea non andata in porto per fondare una piccola fraternità nel monte delle Beatitudini presso Gerusalemme comprende che il suo sacerdozio è da mettere a servizio per partecipare di persona allo stesso lavoro che Gesù ha compiuto come salvatore degli uomini... fu così inviato a Beni-Abbes in Algeria, in quel luogo avrebbe potuto conciliare l’aspetto eremitico e quello di accoglienza delle anime. Gli venne richiesto di andare anche a Tamanrasset in Marocco, in quel luogo divenne l’amico di un popolo abbandonato.
Qual’ è il compito che viene affidato a padre Carlo in mezzo a questa gente? Lo scrive lui stesso “sono 1900 anni che questa terra, queste anime, aspettano il Vangelo…il Cristo è morto per ciascuna di esse…quanto dovremmo dedicarci, noi, ad anime, il cui prezzo è il sangue di Gesù”, è in questa chiamata a portare il Vangelo che fonda i piccoli fratelli e le piccole sorelle del Sacro Cuore “destinati ad adorare giorno e notte la santa Eucarestia perpetuamente esposta, nella solitudine e nella clausura, nei paesi di missione, nella povertà e nel lavoro”. Questa è per Padre Carlo la forza dell’evangelizzazione: l’adorazione del SS.mo! Altro cardine da lui seguito è la fraternità “Io voglio abituare tutti gli abitanti cristiani, musulmani, ebrei, idolatri a considerarmi loro fratello”, conduce un’opera di traduzione testi e di studio della lingua senza uguali, tanto da far esclamare alle popolazioni con cui viene a contatto che “conosce la nostra lingua meglio di noi”, il suo eremo diventa luogo di fraternità, chiuso nella ricerca di Dio aperto per qualsiasi bisogno. Gli ultimi giorni della sua vita scrive “Vivi come se dovessi morire martire oggi”, in mezzo a quelle popolazioni aveva seminato fraternità, aveva portato la presenza del Signore ma il 1 dicembre 1916 verso le 19 un gruppo di predoni entrano dentro il suo eremo, lo portano fuori, lo interrogano, tace, lo derubano, qualcuno si accorge di quello che sta succedendo, danno l’allarme, i malviventi si spaventano ma poggiano la canna del fucile alla testa e sparano: Fratel Carlo muore.
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