Giunti al V capitolo dell’opera di Giovanni Climaco viene affrontato il tema della penitenza che riveste una somma importanza per la vita del cristiano. La penitenza è intesa rinnovamento del Battesimo. Se spesso le pratiche di penitenza ci appaiono piuttosto strane, esse non sono che pratica della virtù contraria ai peccati commessi. Attraverso la penitenza avviene la riconciliazione con il Signore. GC si sofferma per alcune pagine sulla descrizione della vita all’interno del monastero dei penitenti, una descrizione forte e per certi versi al confine tra esagerazione e santità. Nella sua opera ancora una volta GC dimostra che la vita spirituale non è composta da concetti astratti ma necessita di essere messa in atto dalla pratica. Vivere una vita di penitenza è fare tutto ciò che è in nostro potere per agire contro i nostri peccati e i nostri vizi. La vita della penitenza è scacciare l’amore per le basse passioni e per se stessi con l’Amore che seppur nella debolezza ma al contempo nella fermezza si dona al Signore e di cui il Signore invita alla partecipazione. Ancora una volta la virtù per eccellenza di cui si deve rivestire un vero penitente è l’umiltà. Non è semplice parlare dell’umiltà, essa è composta da tre gradi, dai meno meritevoli a quella per cui si viene ricolmati di meriti: 1. L’umiltà di coloro che si affliggono per i propri peccati, 2. Rimorso di coscienza di coloro che sono ancora nel peccato, 3. La straordinaria abbondanza della beatitudine che i perfetti raggiungono per mezzo della grazia di Dio che opera in loro, di cui è difficile investigare ma che si manifesta nel sopportare pazientemente ogni tipo di umiliazione per riparare ai propri peccati.
Per parlare della penitenza è necessario parlare dei propri peccati che sono paragonati a delle cadute nel cammino di santità. GC fa un’attenta analisi delle cadute arrivando alla conclusione che parlare di esse è molto difficile in quanto hanno in sè un carattere oscuro. Egli cerca di classificarle in tre gradi: 1. Le cadute causate dalla negligenza, 2. Le cadute da un abbandono che si rivela provvidenziale da parte di Dio, esse si riconoscono da un rapido pentimento, 3. Le cadute che sorgono da un allontanamento da parte di Dio. Nel combattimento contro il peccato è necessario combattere il nemico più acerrimo, “la tristezza”. Ci rassicura GC “Non turbarti se cadi ogni giorno e non arrenderti, ma resisti con coraggio, e il tuo angelo custode certamente renderà onore alla tua perseveranza”. Non lasciarsi mai scoraggiare nel cammino verso il Signore combattendo il peccato con la penitenza, soprattutto con quella che abbiamo visto essere la più perfetta: sopportare pazientemente ogni tipo di umiliazione. Se stiamo attenti nella nostra vita vediamo ogni giorno che commettiamo tanti peccati ma anche, facendo ancora più attenzione, tante umiliazioni che possiamo cogliere da offrire al Signore come penitenza per i peccati commessi.
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