OMELIA NOTTE DI NATALE 2021

 


Questa notte santa è caratterizzata da due sentimenti, la drammaticità della ricerca di un luogo, una donna deve partorire! Il rifiuto e l’annunzio di gioia “Oggi è nato il Salvatore”.

“Non c’era posto per loro”

Seppure possiamo trovare un motivo storico e culturale su questo evento non può lasciarmi almeno meravigliato, mi interroga su quanto io sono capace di accogliere quel bambino su quanto posso per la mia sicurezza, la mia tranquillità, la mia vita possa essere compromessa o messa in discussione dalla sua presenza e in ultima istanza mi chiede dove ho il cuore.

Possiamo decidere davanti al Signore che nasce di essere come quelli che rifiutano “non c’è posto”. Quante volte non abbiamo posto! Quante cose nella nostra vita sono solamente nostre. Quanti ruoli, proprietà, tempo, affetto.

E’ drammatico: si può avere la salvezza in casa, a due passi, e non ci si accorge perché presi da se stessi, da altro che non è il Signore. Possiamo anche noi non accorgerci del Signore perché troppo abituati a Lui, ad essergli vicini o almeno con l’illusione di essere suoi amici. Si può dare per scontato anche il Natale come qualcosa che ci deve essere perché “mio” che devo gestire io. Anche quello che stiamo vivendo in questo momento. Distratti da altro che ci attende, che ha bisogno di noi e che non ci accorgiamo ci sta divorando.

C’è anche un'altra possibilità: essere pastori. L’annuncio della nascita del Salvatore si dirige verso i pastori. Ma i pastori che hanno di più, o di meno? Nulla, hanno la fortuna di pernottare all’aperto, di non avere sovrastrutture, nulla da perdere in quella notte e nulla da preservare. Il pastore vive la sua vita non troppo protetto, non troppo sicuro, alla mercè degli eventi climatici, non troppo al riparo dagli animali feroci. Vivono la stessa situazione del bambino che è nato. I pastori nella scrittura sono avvolti da un amore del tutto particolare da parte di Dio, metafora per esprimere la preoccupazione, la vigilanza e l’amore di Dio per il suo popolo, soprattutto per le pecore che si sono smarrite. Ci ricorda nel suo messaggio natalizio mons. Arcivescovo che Dio nasce anche per la sua centesima pecora che si è perduta. Questa settimana ho letto un bigliettino di una bambina che scriveva “Gesù Bambino oggi è nato, è morto e ci ha salvato dal peccato e dal disonore che ci saremo tenuti nel cuore” Peccato e disonore! Alcune nostre azioni spesso sembra che ci facciano onore, che ci preservino da qualcosa se non da qualcuno. No! Il vero onore da preservare è un altro! In questa notte nell’umiltà di un bambino Dio ci chiede di aprire il cuore, di svuotarlo dal peccato e da disonore, quello vero che non ci fa sentire di essere figli amati da Dio. Gli chiediamo a Lui di distruggere quelle strutture che ci siamo costruiti o che la vita ci ha costruito addosso che ci fa guardare all’interesse, a preservare spazi, tempi, la stessa vita. Che ci fa vedere l’altro come nemico e non come dono. A Dio che oggi si fa bambino avvolto in fasce e deposto nella mangiatoia gli chiediamo la forza di aprire il cuore e buttar fuori il peccato e il disonore!

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