Questa notte santa è
caratterizzata da due sentimenti, la drammaticità della ricerca di un luogo,
una donna deve partorire! Il rifiuto e l’annunzio di gioia “Oggi è nato il
Salvatore”.
“Non c’era posto per loro”
Seppure possiamo trovare un
motivo storico e culturale su questo evento non può lasciarmi almeno
meravigliato, mi interroga su quanto io sono capace di accogliere quel bambino su
quanto posso per la mia sicurezza, la mia tranquillità, la mia vita possa
essere compromessa o messa in discussione dalla sua presenza e in ultima
istanza mi chiede dove ho il cuore.
Possiamo decidere davanti al
Signore che nasce di essere come quelli che rifiutano “non c’è posto”. Quante
volte non abbiamo posto! Quante cose nella nostra vita sono solamente nostre.
Quanti ruoli, proprietà, tempo, affetto.
E’ drammatico: si può avere la
salvezza in casa, a due passi, e non ci si accorge perché presi da se stessi,
da altro che non è il Signore. Possiamo anche noi non accorgerci del Signore
perché troppo abituati a Lui, ad essergli vicini o almeno con l’illusione di
essere suoi amici. Si può dare per scontato anche il Natale come qualcosa che
ci deve essere perché “mio” che devo gestire io. Anche quello che stiamo
vivendo in questo momento. Distratti da altro che ci attende, che ha bisogno di
noi e che non ci accorgiamo ci sta divorando.
C’è anche un'altra possibilità: essere
pastori. L’annuncio della nascita del Salvatore si dirige verso i pastori. Ma i
pastori che hanno di più, o di meno? Nulla, hanno la fortuna di pernottare
all’aperto, di non avere sovrastrutture, nulla da perdere in quella notte e
nulla da preservare. Il pastore vive la sua vita non troppo protetto, non
troppo sicuro, alla mercè degli eventi climatici, non troppo al riparo dagli
animali feroci. Vivono la stessa situazione del bambino che è nato. I pastori nella
scrittura sono avvolti da un amore del tutto particolare da parte di Dio, metafora
per esprimere la preoccupazione, la vigilanza e l’amore di Dio per il suo
popolo, soprattutto per le pecore che si sono smarrite. Ci ricorda nel suo
messaggio natalizio mons. Arcivescovo che Dio nasce anche per la sua centesima
pecora che si è perduta. Questa settimana ho letto un bigliettino di una
bambina che scriveva “Gesù Bambino oggi è nato, è morto e ci ha salvato dal
peccato e dal disonore che ci saremo tenuti nel cuore” Peccato e disonore! Alcune
nostre azioni spesso sembra che ci facciano onore, che ci preservino da
qualcosa se non da qualcuno. No! Il vero onore da preservare è un altro! In questa
notte nell’umiltà di un bambino Dio ci chiede di aprire il cuore, di svuotarlo
dal peccato e da disonore, quello vero che non ci fa sentire di essere figli
amati da Dio. Gli chiediamo a Lui di distruggere quelle strutture che ci siamo
costruiti o che la vita ci ha costruito addosso che ci fa guardare all’interesse,
a preservare spazi, tempi, la stessa vita. Che ci fa vedere l’altro come nemico
e non come dono. A Dio che oggi si fa bambino avvolto in fasce e deposto nella
mangiatoia gli chiediamo la forza di aprire il cuore e buttar fuori il peccato
e il disonore!
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