In questo giorno di Natale la
liturgia ci fa leggere il prologo di Giovanni, un antico canto della prima Chiesa,
è stato scritto non per essere letto ma per essere cantato, qualcuno avanza
l’ipotesi che era un testo che veniva cantato all’inizio della liturgia. E’
come un compendio della vita di Cristo.
Ci sono due temi fondamentali il
rapporto tenebra e luce. E il tema della accoglienza e non accoglienza.
“Il mondo non lo ha
riconosciuto”
“I suoi non lo hanno accolto”
Sembra impossibile ma questo
bambino che è nato può non diventare così incisivo nella nostra vita. Può
passare un altro Natale come tutti gli altri! Cristo è una luce forte capace di
vincere ogni tenebre e allo stesso tempo rivestito di umiltà che per essere
accolto ha necessità del nostro “si” personale.
Dire quel “si” mi mette in cammino,
per vedere, contemplare e seguire il bambino che ci è stato dato capace di
rischiarare le mie tenebre, le nostre tenebre. Ma seguire significa credere in
Lui che cioè imitandolo ho salva la vita. Sono più uomo, più donna, più me
stesso. Ma esiste un terribile pericolo, quello di non riconoscerlo, di non
trovarlo perché cercato in luoghi sbagliati.
“Il Verbo si è fatto carne”. Dio si fa vedere, posso fare
esperienza della Sua presenza. Ecco l’annunzio del Natale! Egli parla in modo
che io capisca che tu capisca, affinché possiamo conoscerlo e quindi amarlo. Un
linguaggio che necessita l’apertura del cuore, che si avvolge del silenzio
della contemplazione.
Signore fa che ti riconosciamo! Fa
che ti cerchiamo anche nei luoghi dove mai ti abbiamo cercato, fa che ti
possiamo accogliere. E’ la preghiera di Padre Charles de Foucault che passò
anni della sua vita chiuso in una piccola stanza, solo dinanzi al tabernacolo,
arrivando a grandi altezze spirituali, era veramente un grande amico del
Signore. Ma lui stesso pregava “Fa che ti
riconosca, che ti possa amare sempre più”. C’è il pericolo di non
riconoscerlo, c’è il pericolo di essere fra i suoi e non accoglierlo! Che il
Signore ci preservi da questo pericolo!
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