INCONTRO CON LE SUORE MISSIONARIE DELL'INCARNAZIONE “La sfida di essere Grembo generativo” (Lc 1,26-38)

 


Non mi piace tanto l’espressione “sfida” perché indica il prodotto di uno sforzo personale, frutto di un solido allenamento, e poi non riesco nell’obbiettivo sono un perdente. Userei più la parola “Chiamata” perché quando sono chiamato a qualcosa da Dio non posso mai essere in gara perché sempre sono vincitore e mai un perdente, ciò che mi viene affidato non è solo frutto dell’allenamento delle mie forze ma piuttosto soccorso di Grazia. Noi consacrati lo sappiamo bene, non siamo i migliori, i più bravi, i più santi siamo solamente e meravigliosamente amati da Dio. Il suo sguardo si è posato sulle nostre vite e ci ha rivolto le parole “vieni e seguimi” e ancora tremanti e deboli lo seguiamo forti nel suo Amore Misericordioso.

La seconda parola “Grembo”, nell’esperienza umana e religiosa ha una grande valenza:

·         È il luogo dove ha avuto origine la vita di ciascuno di noi. In quel luogo Dio ha alitato perché noi avessimo la vita. Gli studiosi dicono che è anche il luogo dove abbiamo iniziato a conoscere il nostro prossimo nella persona della nostra mamma. Mistero d’amore incredibile.

Per la Sacra Scrittura è il luogo dove Dio per primo esprime il suo amore e in maniera sublime ci chiama:

“Il Signore dal seno materno mi ha chiamato,

fino dal grembo di mia madre ha pronunziato il mio nome”( Is. 49).

·         La parola grembo indica relazionalità. Il grembo è il luogo della nostra prima relazione vitale con la nostra mamma. Dalla sua vita dipendeva anche la nostra. Anche nella esperienza di fede non ci si salva da soli, si è inseriti nell’esperienza della Chiesa. Non esiste preghiera solitaria, insieme a me quando prego c’è tutta la Chiesa militante, purgante, trionfante. Anche quando mi metto a pregare in solitudine. C’è da aggiungere la relazionalità della comunità religiosa, Dio vi ha chiamate in una famiglia, come me ha chiamato in un presbiterio. Quanto dobbiamo combattere contro il nostro egoismo che ci fa chiudere in noi stessi. Ma non solo la nostra vita è incastonata in una storia, che viviamo e di cui ne portiamo gioie e speranze, dolori e prospettive.

 

La terza parola “Generativo”, capace di dare la vita. Per il popolo ebraico non c’era vergogna più grande se non un grembo sterile, incapace di dare vita (Lc 1,25 Elisabetta esclama “Ecco ciò che ha fatto per me il Signore, nei giorni in cui si è degnato di togliere la mia vergogna tra la gente”) l’essere generativi è una parte importante del nostro essere uomini e donne. Non si soffre tanto per la castità nella vita religiosa ma quando non si scopre la vera maternità e paternità.  La Chiesa stessa è madre: “ la Chiesa educa in quanto madre, grembo accogliente, comunità di credenti in cui si è generati come figli di Dio e si fa l’esperienza del suo amore”( Orientamenti CEI 2010-2020). Quanto è importante per noi consacrati, per la nostra vita il renderci conto che la nostra vita donata è molto più generativa “cento volte tanto in figli” (Mc. 10,28), che sorpassa il limite umano, che sorpassa l’esclusività del rapporto madre\figlio. Il Signore ci chiama ad essere madri e padri, per questo ci ha chiamato…spesso lo dimentichiamo.

Immagine e perfezione di tutto questo discorso è Maria, chiamata ed è realmente Madre di Dio e Madre nostra.

A Maria Iddio non chiede solamente di partecipare alla sua missione ma diviene parte integrante con Dio dell’opera di salvezza. Lei stessa redenta diventa madre dei redenti. La vita di Dio in noi dipende in una certa maniera dalla risposta come per Maria, c’è un misterioso scambio di vita, difficile mettere e segnare il limite tra libertà personale e grazia di Dio che avvolge. Così è nel mistero della vocazione anche della nostra. Abbiamo forse sperimentato la forza di Dio seduttore, che ci ha sedotto (Geremia 20,7) più di qualsiasi altra creatura, che ci ha attratto più di qualsiasi nostro altro desiderio.

“Al sesto mese”: cogliere il valore del tempo. Dio si rivela in un determinato tempo.

“Entrando da lei”: il luogo dove incontra la sua creatura per farla diventare la Madre di Dio e la Madre nostra è la sua casa “Nella casa compiere i doveri familiari sempre pronta e generosa, lasciando un po’ trasparire l’infinita ricchezza che racchiudeva in sé, il dono di Dio” (Dio solo,37).

“Ecco la serva del Signore, avvenga di me quello che tu hai detto” Maria ha nei confronti di Dio una diponibilità totale. Illimitata nel tempo e senza condizioni, pur non conoscendo le modalità che appaiono all’uomo come qualcosa di impossibile. E’ una caratteristica e conferma di Dio quando presenta a noi delle difficoltà che ci sembrano impossibili da affrontare e alcune volte anche da pensare “La vita di perfezione, alla quale tendiamo, è una via in salita, faticosa, ma, nell’amore e obbedienza alla divina volontà, è possibile percorrerla con sicurezza, sorretta dalla Grazia”. (Dio solo, 22). Solo così si apre il cuore ad essere padre e madre, solo così si diventa generativi perché docili alla paternità di Dio. Essere madri anche fra di noi, non sorelle capricciose, ma che tiene al bene e alla cura dell’altro. Proprio come una mamma che si riveste dell’umiltà necessaria per diventare veramente serva delle sorelle (Dio solo, 272) a imitazione di Maria Santissima. E anche nei lavori prendere su di se gli altri come figli.

“Lo Spirito Santo scenderà su di te” sul come è possibile non si fa attendere la risposta. Come in Maria anche per noi ci viene aiuto dallo Spirito Santo. Ciò che siamo in forza della consacrazione diventa essere in Dio e con Dio, che si manifesta in base alla nostra apertura del cuore. Vi è un rapporto ineludibile tra intimità con Cristo e la fecondità apostolica. Intimità che si sviluppa con una profonda preghiera ma anche cercando di perseguire gli stessi sentimenti di Cristo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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