Il tempo della Pasqua per il cristiano è il tempo
della rinascita, di nuova consapevolezza, del desiderio di ricominciare dopo
essersi scoperti incostanti e aver visto un Amore che si supera di cui sempre abbiamo
bisogno. Essere cristiano non è altro che sperimentare il fatto che siamo
avvolti non nel nulla, non nel caos, non in un calcolo di probabilità come
palline dentro un pallottoliere ma dall’Amore di Dio che è stato riversato nei
nostri cuori.
Questa riscoperta dell’Amore di Dio, dell’Amico
ritrovato, trova il suo apice nella professione della fede solennemente
professata nella Veglia Pasquale con l’acclamazione “Credo”. Sembra una
parolina da nulla ma porta con sé la forza dell’essere cristiano.
Il cristiano che dà il suo assenso alle
affermazioni dogmatiche che non comprendiamo pienamente conferma la sua
adesione alla Via di Vita vissuta nel quotidiano “non si può separare la fede vissuta come testimonianza dalla fede
professata come dogma” (TENACE. Cristiani si diventa, 13).
Professare il Credo significa impegnarsi affinché
si possa incarnare sempre più nella propria esistenza il Cristo, affinché la
vita divina che ci viene donata nel Battesimo possa rivelare quel sapore tipico
del sale (Mt5,13), perché possa essere lievito che fermenta.
Vivere la fede cristiana significa scommettere
tutto sul Vangelo, sulla Parola di Cristo. Guardare a quella Parola come unica
che salva, come Verità per l’esistenza. Vi è un brano del Vangelo che
caratterizza più di tutti gli altri la vita cristiana, i padri dicono che
indica la vita del cristiano che ha accolto lo Spirito e che quindi si
riconosce pienamente figlio: le Beatitudini (Mt.5,3-12).
Comprendere le Beatitudini significa salire verso
Dio, diventare uomini di Dio che sanno scorgere la presenza di Dio e la sanno
indicare agli altri.
“Le Beatitudini
sono il centro della predicazione di Gesù” (CCC. 1716), descrivono la forma
di Cristo e colui che ne è conformato nel Battesimo. Il primo beato è Cristo
stesso che è modello del cristiano, “in
Lui la beatitudine trova il proprio ideale e il proprio compimento” (XAVIER
LEON-DUFOUR. Dizionario di teologia Biblica, 119). Non solo annuncia la beatitudine ma per primo
la vive nella sua vita. Dire beatitudine significa far affiorare nel pensiero
umano tutto ciò che desidera quando pensa alla felicità (vita, pace, gioia,
riposo, benedizione, salvezza).
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