PERCHE' NON A ME?

 


Questa settimana ci interroghiamo sull’invidia. E’ una malattia spirituale molto particolare, praticarla non produce alcun vantaggio, è spesso concepita come una falsa giustizia e in alcuni casi come falsa regolazione dei conti. Se nella sventura ci poniamo la domanda “perché a me?” quando si scatena l’invidia nel nostro cuore veniamo assillati dall’interrogativo “perché non a me?”. L’invidia trova terreno fertile soprattutto nei rapporti tra familiari e si rivela come una tristezza interiore per una possibile o anche immaginaria predilezione degli altri. L’invidia anche se appare rivolta contro l’altro, che viene concepito come un rivale, ha come risvolto la ribellione nei confronti di Dio che porta a non essere riconoscenti della sua bontà e a dubitare della sua provvidenza e del fatto che sia giusto. L’invidia è il vizio che teniamo più nascosto anche ai nostri stessi occhi e rivela desideri nascosti, nessuno ammetterebbe in pubblico di essere invidioso di un altro. Oltre ai familiari si può provare invidia anche nei confronti di persone con cui posso competere, persone del mio stesso stato sociale, colleghi di lavoro, vicini di casa. L’invidioso pone l’attenzione a ciò che non ha piuttosto ai benefici posseduti. In fondo egli si scopre non contento della sua vita o di alcuni suoi aspetti, mancando di stupore nella quotidianità, della gratuità donata da Dio e della gratitudine che dobbiamo avere per ogni istante di vita o per ogni traguardo raggiunto. L’invidioso è pronto a tutto pur di ottenere ciò che ritiene essere un suo diritto, ma questo ottenere non passa attraverso il suo impegno ma angustiato per quello di cui è mancante cerca di abbassare l’altro screditandolo. Si arriva a pensare che la felicità altrui sia un male per se stessi. Non si accetta il fatto che non sempre si arrivi primi nella vita ma spesso si è secondi se non ultimi. L’invidia è un vizio tremendo, è la stessa pena che subisce il demonio mai contento del bene dell’altro sempre pronto a porre trappole per far si che l’altro sia screditato. Come vizio ha in se un altro danno: l’invidia si spinge sempre oltre, non ha fine e arrivando ad uccidere il prossimo per avere un guadagno, per non vedersi retrocessi, per non vedersi non riconosciuti per quello che si è o per quello si crede di essere o di avere diritto di possedere. Talvolta per poter estirpare una pianta infestante è necessario porre rimedio appena spunta, così anche i vizi, spesso li riconosciamo quando sono evidenti, ma l’arte dell’uomo spirituale sta nel riconoscerne anche solo il germoglio. Stiamo attenti e interroghiamoci nella sincerità e chiediamo pure al Signore di liberarcene.

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