La preghiera fondamentale del Cristiano è il Padre Nostro,
che oltre a rivelarci che Dio è nostro padre, ci dice il nostro essere figli e
anche il nostro essere fratelli. Anche nella Santa Messa ci accogliamo gli uni
e gli altri chiamandoci fratelli. Ma che significa essere fratelli e sorelle? La
Sacra Scrittura ha numerosi esempi di storie tra fratelli e sorelle, spesso
fallimentari. Caino e Abele, Giuseppe e i suoi fratelli, Esaù e Giacobbe l’usurpatore
dell’eredità con l’inganno. Altri numerosi esempi della difficoltà del rapporto
tra fratelli sono presenti nella letteratura sapienziale e profetica nella Sacra
Scrittura. Dinanzi a questi fatti la tentazione sarebbe cercare un’altra
categoria, oppure di smorzare il legame che esiste tra gli uomini. Ma il creare
figli e fratelli è il desiderio di Dio che vediamo espresso fin dal libro della
Genesi. Cristo risana le ferite e viene a noi come fratello. Diventare
discepolo di Gesù significa accettare l’invito ad appartenere alla famiglia di
Dio. In questa settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, è momento
favorevole di chiedersi come viviamo la nostra fraternità. Dal battesimo si
costituisce un vincolo sacramentale di unità tra tutti quelli che sono stati
generati a vita nuova. Papa Francesco nell’enciclica “Fratelli Tutti” mette in
luce come ogni uomo è chiamato a diventare fratello dell’altro e senza paura
parla dei pericoli e anche di quelle mancanze che oggi si compiono verso tale
chiamata. L’ interesse personale sta al di sopra di tutto fino a sopprimere l’altro.
Interesse da difendere che addirittura rende accettabile l’insulto verbale e materiale.
Da questo nasce la cultura dello scarto; l’altro che presenta limiti è un
problema che deve essere eliminato. Quante persone abbiamo eliminato nella
nostra vita! La Sacra Scrittura vede l’uomo come custode premuroso, come guida per
il proprio fratello. Questa settimana ho letto una storia: una giorno il grande
scienziato Einstein scrisse alla lavagna la tabellina del nove, arrivando a
nove per dieci scrisse novantuno. Tutti gli fecero notare l’errore. Lui spiegò che
erano caduti nel tranello di non averlo lodato per il resto dei numeri esatti e
ben più difficili da calcolare, ma per l’unico errore fatto. Come possiamo noi
piccola comunità impegnarci a vivere da fratelli? Sicuramente dobbiamo imparare
a vedere il bello dell’altro e a saperlo valorizzare, incoraggiandone le scelte,
gli sforzi, le fatiche e poi a dirci “grazie”.
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