Sono parroco di due parrocchie,
una di poco più di 2000 anime e l'altra con 1000 abitanti. L’esperienza
pastorale mi ha portato a confrontarmi anche con realtà diverse dalla mia ma
che vivono lo stesso momento non solo sanitario ma ecclesiale. Da parroco posso
assicurarvi che non è come sempre, mille sono le paure ma anche tante speranze
e forse è il caso di dirlo i frutti da raccogliere non sono quelli sperati…ma
sappiamo che il Signore è sempre lo stesso è Colui che fa compiere ai propri
discepoli una pesca abbondante nel mattino dopo una notte passata nel mezzo del
mare e non aver pescato nulla.
Chi condivide più da vicino con
il parroco questa situazione sono i catechisti, persone di vero cuore che
dedicano tempo prezioso ad annunciare ai ragazzi il Vangelo. La responsabilità
che hanno nel loro annuncio è veramente grande.
In questo tempo è facile
scoraggiarsi, sentirsi inutili. In alcune parrocchie si ritiene più prudente
non avviare il catechismo, mille problemi (aule non sufficienti, distanziamenti
non attuabili) e poi inutile da nasconderla c’è la paura…di prendersi il virus.
Anche la frequenza alla Messa ne risente del clima generale, ormai le nostre
scuole sembrano darsi il cambio nell’essere messe in quarantena!
Ma serve anche ora il catechista?
Quale è il suo ruolo? Perché la sua inutilità può avere un valore?
Ora più che mai penso che il
Catechista è chiamato ad essere annunciatore che non si avvale della parola per
causa dei mille impedimenti ma del suo silenzio. Il silenzio si intende in cui
si incontra Dio. Durante la Messa dei ragazzi, che si cerca di tenere, annuncia
Dio che sta in attesa dei suoi ragazzi, di Dio che è presente nonostante tutto.
La presenza del catechista che attende, che è presente alla Messa è un segno
profetico. Evangelizza senza accorgersene. E nel caso sappia che la “sua”
intera classe è in quarantena, quindi impossibilitata ad essere presente
fisicamente alla Messa? Allora ancora è forte la sua testimonianza! Se fino
allo scorso anno era “distratta”, ma anche quello significa essere catechista,
esortando i ragazzi ad un’attenzione maggiore durante la Messa ora sarà
“distratta”, ed è quello che fa la catechista, a esortare Dio a stare vicino a
quei suoi ragazzi e alle loro famiglie che si trovano magari nel duro scontro
contro questa piccola creatura che sta mettendo in discussione non solo la
nostra salute ma tutto ciò che noi siamo. Riflessioni che nascono dal cuore,
dall’esperienza, parole forse non perfette ma che cercano di dare ragione della
speranza a cui siamo chiamati: l’evangelizzazione.
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