E’ una domanda importante,
soprattutto in questo tempo in cui abbiamo riflettuto
per forza maggiore su ciò
che nella nostra vita è necessario e su cosa è superfluo.
Credere non significa
solamente avere più o meno una certezza che qualcosa
di più grande di me possa
esistere. Questo non mi chiederebbe partecipazione e impegno nella vita.
Credere per il cristiano significa entrare in dialogo con Dio
che si è rivelato all’uomo.
Dio si è fatto conoscere, mi ha fatto scoprire che io non
derivo dal nulla
ma da un suo atto di amore,
che la mia vita non si conclude con la morte ma è eterna. Dio mi invita
a partecipare della sua stessa vita.
Ogni esistenza per quanto insignificante e per quanto vissuta
nel più piccolo paesino della terra è preziosa agli occhi di Dio, non per un
suo tornaconto personale ma solamente a nostro vantaggio.
Credere allora è necessario. E’ chiamata alla comunione,
all’amicizia con Dio, al suo progetto d’amore nei miei confronti.
E’ difficile cogliere che l’amicizia con Dio sia una chiamata
alla “gioia piena”, a quella che va al di là dei momenti effimeri della vita. “
Perché la mia gioia sia in voi e la
vostra gioia sia piena”
( Gv.15,11).
Avviamoci nel cammino, nelle prossime settimane per scoprire a
quale gioia, quali vantaggi nel credere alla Parola del Signore Gesù.
Vi consiglio di cercare ancora una volta il Vangelo e di
leggerlo, con calma senza la preoccupazione di comprendere tutto e di sentirvi
“rinfrescare” dalla sua Parola.
Abbiamo un vantaggio: altri prima di noi hanno fatto questo
cammino, hanno vissuto questa amicizia.
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