LETTERA PER LA V DOMENICA DI QUARESIMA.
Carissimi,

Il Vangelo di oggi è ricco di spunti per la nostra fede, anche per il
momento che stiamo vivendo. Ci colpisce la fede delle due sorelle Marta e
Maria. Quando si accorgono che il loro fratello e ammalato prontamente cercano
Gesù. Si mettono in aspettativa di un intervento di Gesù. Le due sorelle
“giocano la carta” affettiva, mandano un messaggero a dire a Gesù che è ammalato
“colui che ami”. Straordinario,
conoscono Gesù e sanno che il Signore è capace di commuoversi che la sua azione
è spesso mossa dalla compassione dell’amore.
L’atteggiamento di Gesù ci sorprende perché anziché precipitarsi verso
la casa dell’amico aspetta ancora qualche giorno. Gesù arriva a Betania sembrerebbe
troppo tardi. Lazzaro è già morto. I nostri tempi, come i tempi di Marta e
Maria non sempre corrispondono con i tempi di Dio! Nonostante tutto la fede di
Marta e Maria non viene meno. Hanno bisogno di Gesù.
Marta, appena sente che Gesù sta arrivando corre verso di lui rivolgendogli una
supplica che sa di rimprovero. Quello che ha pensato non può rimanere non
detto, ha confidenza con Gesù, a Lui può dire tutto. Anche Maria, dopo che Gesù
l’ha fatta chiamare, Maria per muoversi ha bisogno di sentire la voce del
Signore, si alza in fretta e va verso di Gesù. Maria sembra avere più pazienza
nell’attendere l’ora di Dio, tuttavia si rivolge verso Gesù con le stesse
parole di Marta “se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto”. Questo
rimprovero ha il gusto anche della fede, nella certezza che dove è presente
Gesù nulla può accadere di male. Gesù coglie il fatto della morte di Lazzaro
per approfondire e rinsaldare la fede di Marta e Maria, e anche la nostra. In
quell'occasione a Betania Gesù si rivela come la Via, la Verità, la Vita.
Interessante notare che Gesù non dice io sono colui che dà la vita, colui che
indica la via, neppure colui che annunzia la verità. Gesù annunzia tramite
Marta e Maria che Lui “è” la Via, la Verità, la Vita.
Stiamo attraversando momenti difficili, anche di paura ma il cristiano
è certamente chiamato a cercare la presenza di Gesù. Sono convinto che il Signore
si sta occupando di noi. Non dimentichiamoci che è onnipotente, e quindi potrebbe
far cessare da un momento all’altro questa epidemia. Ma l’agire del Signore il
più delle volte è silenzioso, non ama mettersi in mostra. Mi risuona nella
mente che Egli si rivela nella leggera brezza e nel libro dell’Apocalisse si
presenta come colui che sta alla porta e bussa. Perché sta alla porta e bussa? Non
potrebbe aprire? Non potrebbe sfondare quella porta? No, il Signore aspetta che
gli venga aperta.
L’esperienza della resurrezione
di Lazzaro ha edificato, potremmo dire potenziato la fede di Marta e Maria e
anche quella di Lazzaro non dimentichiamoci morì martire per l’annunzio del Vangelo.
Carissimi, ravviviamo la fede, non stanchiamoci di aspettare il Signore,
di corrergli incontro come Marta. Apriamogli le porte per farci dire cosa
dobbiamo fare. Poniamo ascolto come Maria all’invito del maestro. Chiediamoci
pure, sembra un po’ assurda come domanda: perché dovrebbe finire questa
pandemia? Chiediamocelo per la nostra vita. Deve finire per riacquistare la
libertà? Per evitare un tracollo economico? Perché possiamo dire che siamo
stati più forti? Per tornare alla vita di prima? Forse se sono questi motivi a
poco sarà servita questa prova. Pensiamo a tutte le volte che nella nostra vita
siamo stati simili a questo virus, seminatori di morte, con parole, giudizi,
distanze. Pensiamo a quelle persone a cui abbiamo rifiutato un saluto, un
abbraccio, una stretta di mano, una parola di conforto. State tranquilli,
questa prova passerà. Che cosa mi avrà insegnato? In che cosa riuscirà a
cambiarmi nel rapporto con gli altri? Cosa del mio rapporto con Dio avrà fatto
maturare?
Vi benedico.
Don Fabrizio Deidda.
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