BREVI
CENNI STORICI DI DON ANTONIO LOI, SACERDOTE.
In una lettera datata 14
Ottobre 1962 scritta dal Rettore del Seminario Maggiore di Cuglieri Regionale
Sardo oltre a informarsi sullo stato di salute di Antonio scrive “Ti ringrazio tanto tanto delle sofferenze
offerte per noi”. Passato un anno e
poco più da quando dal Mercoledì delle ceneri del 1961 quando Antonio dovette
lasciare il seminario a causa di una forte febbre e da numerosi dolori. Una
malattia e sofferenza descritta nei referti medici di un atrocità assurda. Da
sempre si scopre questo donarsi per la chiesa della sofferenza. Non vi è una
ricerca spasmodica del perché ma un affidamento completo a quello che il
Signore vuole da lui.
La fede maturata in
famiglia.
Una fede quella di Antonio
maturata fin dalla fanciullezza trascorsa nel suo paese nativo Decimoputzu. Nato
da una famiglia di piccoli proprietari terrieri viene educato al lavoro ma
soprattutto ad una fede il cui centro è sempre stata l’Eucarestia e la
devozione mariana. Attento al servizio all’altare, come viene ricordato da
coloro che lo hanno conosciuto “sempre
attento alle cose di Dio”.
Fin da bambino esprime il
desiderio di diventare sacerdote come lui stesso scrive nella lettera composta per
chiedere l’ammissione al seminario minore terminate le scuole elementari. Il
cammino verso il sacerdozio subì numerose prove fin dall’inizio. Provata da un
rifiuto dal seminario di Cagliari che pretendeva che gli alunni avessero già
sostenuto l’esame di ammissione alle scuole medie senza possibilità di deroghe.
Una speranza si apre presso la Diocesi di Iglesias che essendo più flessibile,
attende l’esame d’ammissione alla scuola media che sarà da lui sostenuto
nell’autunno 1948-1949 nelle scuola statale “G. Mameli” di Cagliari.
In seminario a Iglesias.
Nell’ottobre 1949 entra
alunno al Seminario Minore di Iglesias dove frequenterà con profitto la scuola
media, il ginnasio e il liceo. Tempo in cui maturerà l’amore al Signore e il
desiderio per la vita sacerdotale animata anche dall’attenzione particolare che
Mons. Pirastru dava ai suoi seminaristi. Di quegli anni ricordiamo in modo
particolare la sua vestizione nel febbraio del 1953 e la consacrazione
all’Amore Infinito l’8 dicembre 1957. In quegli anni Antonio si iscriverà anche
alla fraternità sacerdotale ideata da Mons. Pirastru per i sacerdoti di
Iglesias ma aperta anche ai chierici.
In seminario a Cuglieri
L’11 Ottobre 1958 entra
alunno del seminario di Cuglieri. Cuglieri per il giovane Antonio è una realtà
immensa, i primi giorni si sente quasi smarrito di fronte a quei grandi scaloni
e cameroni ma sente ardentemente il desiderio di diventare sacerdote per
donarsi a far conoscere e amare Gesù, esprime in questi anni anche un certo
desiderio di prestarsi come missionario in terre lontane. Antonio è un giovane
pieno di forze, le olimpiadi che ogni anno si disputavano in seminario lo
vedevano tra i primi posti per agilità e forza fisica, presenta varie doti
anche nelle arti teatrali mettendo in scena anche opere da lui composte. Le
vacanze estive non sono occasione di riposo ma di sperimentazione dell’azione pastorale
in parrocchia nel suo paese natio, soprattutto con i giovani offrendo loro
occasioni di grest in parrocchia. Il
20 Dicembre 1958 nella Cappella del Seminario riceve la Tonsura, il 19 Dicembre
1959 l’Ostiariato e il Lettorato e il 17 dicembre 1960 l’Esorcistato e l’Accolitato.
La sua formazione culturale è ben fondata, è brillante nello studio e nella
vita spirituale aspira ai progressi, alla santità ispirati dagli esercizi che i
padri spirituali indicano negli esercizi ogni anno.
La malattia
Nell’anno 1961 Antonio
dovette iniziare a sperimentare la debolezza fisica, nel mercoledi delle ceneri
1961 dovette lasciare il Seminario e tornare alla sua Decimoputzu per una
febbre quasi improvvisa per dei dolori all’addome che gli impediscono anche i più
semplici movimenti. Quella data segna una nuova fase per la vita di Antonio, il
suo permanere in seminario sarà piuttosto saltuario. Si ritrova a salire non
solo i gradini dell’altare ma i gradini del Calvario come testimoniano i suoi
compagni, amici e il suo vescovo Mons. Pirastru che segue con amicizia e
preoccupazione la vicenda di quel suo giovane chierico.
11 Marzo 1961 il primo
ricovero a cui seguiranno tanti altri alla ricerca del suo male. Il penare più
grande infatti non è tanto il fatto di vederlo soffrire ma quanto il non scoprire
quale male piano piano stia consumando il corpo di Antonio. Una serie di
ricoveri ed esami a Cagliari e a Roma, operazioni inutili alla soluzione del
problema portano solamente nel ricovero del 1963 iniziato l’8 gennaio e
terminato il 16 marzo, dopo quasi due anni dal primo malessere, a diagnosticare
il suo male: Linfogranuloma Maligno “febbre
a 39°, brividi, sudorazione notturna di odore acre, respirazione fischiante,
tosse continua secca, dolori nella parte anteriore del torace, prurito
insistente in tutto il corpo”.
Antonio vive questo
momento con profonda realtà, nei suoi diari in cui annottava le varie catechesi
e conferenze che si tenevano in seminario si lascia a pensieri spirituali
propri. Parla molte volte della malattia, della condizione del malato come
colui che è alimentato dalla speranza, dalla fiducia in Dio ma anche che sente
la vita scivolare via e questo provoca in lui agitazione.
Il dolore più grande di
Antonio non è il fatto di soffrire ma di vedere allontanarsi il sogno di
diventare sacerdote. L’estate del 1962 scorre, doveva essere quella la data per
la sua ordinazione ma gli esami arretrati e il suo stato fisico impediscono la
sua ordinazione. Grazie all’interessamento dei superiori e del suo vescovo che
assieme ad Antonio si ritrova in quegli anni con problemi di salute a
richiedere il 16 Luglio 1963 alla congregazione dei seminari la dispensa per
poterlo ordinare. La risposta fu positiva, il 28 luglio fu ordinato diacono
nell’episcopio e il 21 settembre sacerdote, durante l’omelia il suo vescovo Mons.
Pirastru dona ad Antonio il suo incarico “Possa
tu essere, con la tua virtù, col tuo sacerdozio, vittima immolata insieme a
Gesù”. Fu ordinato “per uso della
diocesi” con chiaro quale doveva essere il suo primo compito: essere
sofferente e offrire le sue sofferenze per la Chiesa, cosa che Antonio ha
sempre fatto.
Il 14 Ottobre 1963 le
condizioni fisiche di Antonio si sono ulteriormente aggravate tanto che gli
venne concessa la facoltà di celebrare in casa. Il desiderio di Antonio di
celebrare la Messa è molto forte in data 17 aprile 1964 descrive il suo sforzo
fisico pur di celebrare la Messa “in ogni
istante mi pareva di crollare mi hai sentito e mi hai esaudito, sono arrivato
in camera pallido come uno straccio. Perdona la mia imprudenza, o Signore. Ma
pur di celebrare la Santa Messa non conviene essere imprudenti?” manifestando
così il suo grande amore per la Messa.
L’anno 1964 fu l’ultimo
della vita di Antonio. Nonostante la sua malattia il suo ardore apostolico non viene
meno e in data 17 aprile scrive “sento il
desiderio prepotente di saltare giù dal letto, di correre a salvare tante anime
lavorare fino all’esaurimento di me stesso”. Il 4 Maggio viene ricevuto dal
Papa Paolo VI, non vi è testimonianza del dialogo ma Antonio si offre per la
Chiesa nelle mani del Pontefice. Il 21 Dicembre Mons. Pirastru richiede e
ottiene dalla Congregazione dei Sacramenti l’autorizzazione affinchè don
Antonio possa celebrare in camera da letto.
Sono le 17 del 29 maggio
quando Antonio muore nella sua casa a Decimoputzu la descrizione dell’ultimo
momento della sua vita redatto da don Eugenio Zucca suo amico che ricorda le
ultime sue parole “arrivederci in
paradiso”. Il giorno seguente vengono celebrati nella sua parrocchia i
funerali solenni.
Verso gli altari
Coloro che lo hanno
conosciuto e che lo hanno seguito nella sua malattia danno testimonianza del
suo portare la croce con amore e grande fede. Commosse le parole di Mons.
Pirastru e di tanti altri sacerdoti.
Mons. Cherchi convinto
della santità di Don Antonio da subito si interessa a raccogliere le
testimonianze di tanti che gli avevano fatto visita nel suo letto del dolore
invocandosi a lui per i propri mali e che non cessano di visitare la sua
camera, di pregare nel suo letto vuoto per i loro cari e le loro necessità.
Nel periodo successivo
furono raccolti tutti i documenti sulla vita di Antonio.
Nella Pasqua 1968 si inizia
a raccogliere in un registro le firme le richieste di preghiere che in tanti
anche sacerdoti scrivono recandosi in pellegrinaggio presso la casa di Don
Antonio.
Nel 1975 esce un libro “Antonio Loi, sacerdote di Dio. Una morte
che vale la vita”. Scritto da don Luigi Cherchi.
In data 10 gennaio 1976
il vescovo Bonfiglioli compone una preghiera per chiedere al Signore sacerdoti
come don Antonio Loi.
Il 12 dicembre 1996 Fede
Murgia fa richiesta al vescovo di Iglesias di introdurre la causa di
beatificazione. Mons. Arrigo Miglio vescovo in quegli anni di Iglesias compone
una nuova preghiera affascinato dalla figura di Don Antonio, richiedendo che si
procedesse all’itinerario per la Causa di Beatificazione.
Nel 2003 esce un altro
libro “Una vita per i sacerdoti” di
Paolo Risso con prefazione di Mons. Pillolla allora vescovo di Iglesias.
Per varie vicissitudini
la sua causa non è andata avanti. Oggi anche dopo il Convegno Regionale del
Clero e le nuove attese per la nostra terra di Sardegna soprattutto in campo
vocazionale e di formazione del Clero crediamo che sia arrivato il tempo di
promuovere la causa per far risplendere la vita e l’offerta di Don Antonio Loi,
figlio della terra Sarda che per essa si è offerto vittima nella sofferenza al
Nostro Salvatore Gesù Cristo.
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