Il natale che celebriamo ogni
anno non è il compleanno di Gesù, non è ricordare un episodio storico. Festeggiare
il natale significa entrare nel tempo di Dio, essere avvolti realmente dalla
sua presenza.
Oggi la nostra storia, quella
concreta viene veramente visitata da Dio “astro che sorge” a diradare le
tenebre. Crediamo in un Dio che non sceglie di starsene nei cieli, ma decide di
condividere la vita dell’uomo, la mia vita.
La novità del cristianesimo è
proprio questa: Dio parla all’uomo e lo fa in un linguaggio che l’uomo possa
capire, un linguaggio che ha la sua radice nella condizione umana condivisa che
ha il suo apice nell’amore.
Ci è consegnato il Vangelo. Attraverso
e la sua lettura possiamo incontrare Dio.
“Il Verbo si è fatto carne”
cantava la prima comunità giovannea. La Parola creatrice la parola redentrice
che ci salva si fa carne, parla come me, parla per me, per la mia vita, per la
mia famiglia.
E il primo modo che Dio usa per parlarmi
è quello della sua nascita nell’umile grotta di Betlemme nel linguaggio silente
di un umile bambino. Il Dio del cielo e della terra giace deposto in una
mangiatoia pronto a donarsi come cibo per l’umanità. Dio bisogna si mette a servizio.
Gli auguri che vi posso fare in questo natale
è che possiate in questi giorni accostarvi al vostro presepio e dinanzi ad esso
aprire il Vangelo. Avvicinatevi al presepio di plastica per poter poi aprire
quello stesso vangelo guardando il presepio in carne e ossa aperto tutto l’anno:
la vostra famiglia.
Buon Natale.
Don Fabrizio
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