Questa domenica nel Vangelo di Marco ci viene narrata
l’incredulità della patria di Gesù. Proprio coloro che lo avrebbero dovuto
accettare di più, lo rifiutano, non credono che Lui è Figlio di Dio.
“ Un profeta non è
disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua”, un
detto che è entrato anche nella nostra quotidianità e che spesso, purtroppo,
riviviamo.
Innegabile che alcune volte anche a noi capita di essere
classificati o di classificare le persone. A tutti è capitato se non di dire
almeno di sentire “ quello? Non è
figlio di…come è il padre sarà anche lui…”
oppure “ quello prima era…e ora
invece…”.
Tutto questo fa male alla nostra vita e soprattutto ai
nostri rapporti.
A causa di questo atteggiamento la patria di Gesù non potè
beneficare dei suoi miracoli. Anche nella nostra vita questo atteggiamento,
anche se non sembra, è causa di inimicizie e pregiudizi che non ci fanno
scorgere il bene che c’è nelle persone anche in quello in cui non avremmo
scommesso neppure un centesimo.
Un ultimo pensiero lo spendo per la seconda lettura di San
Paolo ai Corinzi, la debolezza che lui vive è per segno e forza in Cristo. solo
riconoscendo la nostra debolezza riusciamo a fare spazio seriamente al Signore.
La nostra riflessione si fa preghiera dunque: chiediamo al
Signore in questa settimana di poterlo accogliere, chiediamo di donarci
veramente l’amore per il nostro prossimo, di spazzare via le inimicizie e i
pregiudizi e di poter vedere l’altro come lo vede Dio: come persona amata e da
amare.
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